Le radici storiche del cavallino del marchio Ferrari risalgono al 1692, anno di fondazione del “Reggimento Piemonte Reale” per volontà di Vittorio Amedeo II di Savoia, una delle più brillanti unità della cavalleria piemontese e italiana. Nei vari riordinamenti successivi il reggimento adottò come distintivo il colore rosso fiamma riportato sui baveri, sui paramani e sulle bande dei pantaloni, e come stemma l’emblema del cavallino rampante. Dopo oltre due secoli, all‘inizio della prima guerra mondiale, fu costituito il “Battaglione aviatori” e Francesco Baracca fu tra i primi ufficiali di cavalleria a entrarne in forza riportando sulla fusoliera del suo aereo il cavallino rampante reggimentale che finì per diventare il suo stemma personale. Esiste anche un’altra affascinante congettura che fa risalire le origini del cavallino all’usanza di riportare il segno araldico dell’avversario perdente sull’aereo del vincitore (cfr. Alfa Romeo). Così il cavallo nero della città di Stoccarda (anche se qualcuno legge una cavalla), dopo un combattimento risoltosi a favore di Baracca, sarebbe stato trasferito sulla fusoliera di quest’ultimo; da notare che il quadrupede Ferrari ha la stessa sua coda all’insù.

Da notare che anche sul marchio Porsche è riportato lo stemma di Stoccarda con la giumenta. Comunque l’unica immagine ufficiale di Francesco Baracca e del suo aereo è riprodotta in un dipinto del bolognese Ettore Graziani nel quale il cavallino risulta incompleto, tagliato fuori quadro nella sua parte posteriore, che i genitori riprodussero in cartoline-ricordo alla morte del figlio. Questa immagine-simbolo di ardimento e di velocità nel 1923, in occasione della gara sul “Circuito automobilistico del Savio” a Ravenna, fu affidata da Enrico e Paolina Baracca al vincitore della corsa, Enzo Ferrari, per perpetuare la memoria del figlio caduto sul colle Montello (Treviso) durante la Grande Guerra.

Nel 1929 il pilota Enzo Ferrari diede vita a Modena alla “Scuderia Ferrari”, una filiale tecnico-agonistica dell’Alfa Romeo e, nel 1943, la società venne trasferita a Maranello (Modena) su un terreno di proprietà Ferrari. Il cavallino nero ritto su una sola zampa posteriore e, curiosamente, con la coda verso l’alto fu sovrapposto ad uno scudo giallo canarino, colore della città di Modena, e fu bordato nella parte superiore con i colori della bandiera italiana. Apparve così su tutte le pubblicazioni, le insegne e le carte ufficiali della Scuderia ma non sulle vetture che erano di marca Alfa Romeo. L’esordio dello scudetto sulle vetture avvenne nel 1932 alla 24 Ore di Spa (Belgio) alla quale la Scuderia Ferrari partecipò con due unità.

Nel 1947, con l’inizio della costruzione da parte di Enzo Ferrari di proprie autovetture, a fianco del marchio a scudo fu creato il marchio rettangolare con il cognome del fondatore. Fu utilizzato un carattere graziato e molto spaziato che divenne, in seguito, il riferimento per il restyling del logotipo; nei primi marchi rettangolari la zampa del cavallino toccava la barra superiore della lettera “F” del logotipo Ferrari. Fu individuata la corretta inclinazione del cavallino imbizzarrito per l’utilizzo standard del marchio Ferrari. Quest’ultimo marchio è apposto su tutte le vetture costruite dalla Ferrari, granturismo e da competizione mentre quello a scudo contraddistingue le vetture ufficiali nelle gare. Forma e aspetto dei marchi, negli oltre settant’anni della Scuderia e della casa Ferrari, hanno avuto una continua ma contenuta evoluzione.

Nel 1994 il manuale di identità visiva, realizzato da Pierluigi Cerri, ha consolidato i segni distintivi Ferrari.

Nel 2002 il restyling dell’agenzia Seidlcluss: per il cavallino, l’occhio e la giusta posizione delle zampe e, per il logotipo, una correzione ottica per le lettere nonché il pallino rettangolare sulla lettera “i”.